Green jobs: opportunità e prospettive. L’economia circolare va a scuola
In Veneto l’economia circolare va a scuola e incontra più di mille studenti delle ultime due classi delle superiori. Grazie al webinar tenuto venerdì 16 aprile 2021, dalle 10.00 alle 11.00, per gli studenti c’è l’opportunità di confrontarsi e conoscere come funziona l’economia circolare nella gestione dei rifiuti urbani. Il focus dell’appuntamento, infatti, ha analizzato il processo produttivo della SESA di Este (PD), un impianto in cui arrivano i rifiuti organici prodotti nelle nostre città e che qui vengono trasformati in compost, utile per arricchire la produttività dei terreni e renderli fertili per le produzioni agricole anche biologiche. Oltre al compost, grazie alla digestione anaerobica, viene prodotto il biometano che va ad alimentare le utenze domestiche e anche utilizzato come carburante per i mezzi utilizzati nella raccolta dei rifiuti. Dal processo produttivo non si butta via quasi nulla: viene recuperato anche il calore per alimentare una rete di teleriscaldamento e dallo scarto del biometano viene recuperata la co2 che dopo un adeguato processo viene immessa nel mercato.
L’incontro è stato anticipato da un intervento di Unioncamere del Veneto sui bisogni del mondo del lavoro nei prossimi anni ed in conclusione ha visto il commento dell’Onorevole Rossella Muroni, componente della Commissione Ambiente Camera dei Deputati e del Senatore Gianpaolo Vallardi, presidente della Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica.
È possibile rivedere l’incontro sulla pagina youtube di legambiente Veneto.
Green Jobs. Le previsioni di ECCO e Unioncamere, su un’indagine realizzata per il progetto ECCO da Marco Gisotti, direttore di Green Factor
Nell’Italia pre-Covid, i green jobs sembravano destinati a diventare i lavori del futuro. Nel febbraio 2020, erano più di 1 milione e 600mila i posti di lavoro legati all’economia circolare, precisamente 1.672.310. Dati, che si sono scontrati subito con le 422mila unità lavorative in meno previste da Unioncamere ad aprile, in pieno lock-down, per effetto del Covid-19. Eppure, l’interesse alla sostenibilità ambientale da parte del mercato del lavoro è sempre più presente, e l’economia circolare potrebbe essere davvero la chiave per la ripartenza economica.
Secondo le più recenti previsioni, aggiornate a settembre, tra il 2020 e il 2024 troveranno lavoro quasi 900mila laureati, altrettanti diplomati, più di 680mila persone con qualifica professionale, e circa 500mila lavoratori autonomi. Un panorama che sembra concretizzarsi solo superato il 2021, prima del quale il mercato del lavoro registrerà ancora valori bassi e in molti casi negativi. Colpisce come la domanda di competenze green dal mercato del lavoro sia, nonostante tutto, spesso superiore all’offerta dei lavoratori. Nelle proiezioni al 2024 mancano quattro professionisti green su dieci. Per i laureati, la domanda che rischia di non essere soddisfatta arriva dagli ambiti medico-sanitari e dall’ingegneria, per i diplomati dagli indirizzi amministrativo, industriale, dell’artigianato e del turismo. Altri settori con forti richieste green vanno dalla meccanica al legno-arredo, fino alla logistica e all’edilizia
Cos’è il progetto ECCO (Economie Circolari di Comunità) e come funziona
Diminuire la produzione di rifiuti e incentivare i cittadini ad adottare stili di vita sostenibili, formare i giovani verso i green jobs e stimolare l’imprenditoria giovanile nel settore dell’economia circolare. Il tutto dando alle attività una forte valenza di carattere sociale grazie al coinvolgimento di persone socialmente deboli e coinvolgendo disoccupati e neet. È l’orizzonte del progetto ECCO (Economie Circolari di Comunità), coordinato da Legambiente e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Il nucleo principale delle attività di progetto sono i Ri-hub, poli di “cambiamento territoriale” che coinvolgono cittadini, insegnanti, studenti e rappresentanti di associazioni ed istituzioni in attività di educazione alla sostenibilità e di promozione dei principi dell’economia circolare, oltre che di formazione diretta all’attivazione di filiere economiche sostenibili. I Ri-Hub sono disseminati in 13 diverse regioni italiane e mirano a diventare un punto di riferimento territoriale, dove diffondere e mettere in pratica l’economia circolare.
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